E dov’è il copione?
È in noi, signore. Il dramma è in noi; siamo noi; e siamo impazienti di rappresentarlo
Come in un grande palcoscenico anche nella vita, siamo chiamati a recitare il nostro Copione, cioè quel programma di vita che si basa su una Decisione presa nell’infanzia e che rappresenta la migliore strategia possibile in quel dato momento (faccio riferimento ai concetti di Copione e Decisione dell’Analisi Transazionale).
Nella costruzione del Copione può accadere però che alcune parti della nostra storia rimangano nascoste perché temute o mai considerate. Riappropriarsi di queste parti rimaste in Ombra può voler dire accettare la sfida di riconoscere i nostri limiti aumentando così il nostro livello di consapevolezza.
La nascita di Joker
La prima apparizione del clown supercriminale risale al 1940 e da quel momento il rapporto con Batman è stato il soggetto favorito di molti fumetti e film. Non è possibile considerare Joker come una semplice “spalla”, il suo successo è pari a quello del Cavaliere Oscuro e scinderli è impossibile. Non è un caso che Joker, più di altri nemici sia considerato la nemesi di Batman. Nemesi è una dea della mitologia greca e significa distribuzione del Fato: l’idea che soggiace a questo termine è di un mondo che risponde ad una legge di armonia, per cui il bene deve essere compensato dal male in egual misura. Nell’immaginario collettivo, il significato di nemesi è attribuito al “cattivo per antonomasia“, che rappresenta il lato oscuro del protagonista della storia, creando un legame ambiguo con lo stesso. Il “Jolly” delle origini era un folle pronto a tutto pur di sconfiggere il suo acerrimo nemico Batman, ma nel corso del tempo il pagliaccio ha assunto specifici caratteri che gli hanno permesso di esprimere la Rabbia attraverso il suo macabro umorismo. L’emozione della rabbia con tutte le sue sfumature emotive (ira, ostilità, aggressività, nervosismo, vendetta) sono comuni anche al Cavaliere Oscuro che è inscindibilmente legato a Joker condividendo con esso le stesse emozioni “OSCURE” sulle quali si basano anche le espressioni del viso di Batman oltre che le sue avventure, al contrario invece Joker cela tutto questo dietro il suo ghigno (riso baffardo e cattivo) espressione autentica della sua Lucida Follia.
Il monologo che segue tratto da The Killing Joke di Alan Moore e Brian Bolland (1988), offre una possibile lettura del legame tra i due uomini mascherati e di come siano simili se osservati con gli occhi del folle pagliaccio.
Sono contento. Desideravo tanto che venissi qui. Vedi, non è importante anche se mi catturi e mi rimandi nel manicomio… ho fatto impazzire Gordon. Ho dimostrato la mia tesi. Ho dimostrato che non c’è differenza tra me e chiunque altro! Basta una giornata storta per trasformare il migliore degli uomini in un folle. Ecco quanto dista il mondo da me. Una giornata storta. Anche tu hai avuto una giornata storta, dico bene? Ne sono certo. Lo capisco. Hai avuto una giornata storta e tutto è cambiato. Altrimenti perché ti vestiresti come un topo volante?! Una giornata storta che ti ha reso un pazzo quanto tutti gli altri… Solo che tu non lo ammetti! Continui a fingere che la vita abbia senso, che ci sia una ragione per tutto questo lottare! Dio, mi fai vomitare. Voglio dire, che ti è successo? Cosa ti ha reso quello che sei? La fidanzata uccisa dai banditi? Un fratello sfregiato da un rapinatore? Qualcosa del genere, scommetto qualcosa del genere… Qualcosa del genere è successo a me, sai. Io… non sono certo di cosa sia stato. A volte lo ricordo in un modo, a volte in un altro… Se proprio devo avere un passato, preferisco avere più opzioni possibili! Ah, ah, ah! Ma la mia tesi è… che sono impazzito. Quando ho visto quale terribile, amara barzelletta sia il mondo, sono diventato matto come un cavallo! Lo ammetto! Perché tu no? Voglio dire, non sei stupido! Devi capire la realtà della situazione. Lo sai quante volte siamo andati vicino alla Terza guerra mondiale per colpa di uno stormo di anatre su un monitor? Lo sai cosa ha scatenato l’ultima Guerra mondiale? Una polemica su quanti pali del telegrafo la Germania doveva ai suoi creditori di guerra! Pali del telegrafo! Ah ah ah ah! È tutto una barzelletta! Tutto ciò che chiunque abbia mai avuto a cuore o per cui abbia lottato… è tutto una colossale, demenziale battuta! Perché non ne vedi il lato comico? Perché non ridi?
Cosa si cela sotto il mantello ?
Se Batman è il Cavalierie Oscuro cosa può esserci di più oscuro dell’oscurità? Cosa si cela sotto il suo mantello ? Tutto ciò che è all’oscuro resta lontano dalla consapevolezza e la follia, la paura di impazzire di non essere sano di mente sono i temi che dominano l’oscurità di Batman. Il mantello che lo avvolge in qualche modo lo protegge è un rifugio sicuro, è il modo in cui Bruce Wayne cerca un compromesso creativo (si veste da pipistrello!) per conciliare le sue diverse parti e le sue emozioni così contrastanti. Un modo in cui Batman cerca di scrivere il suo Copione di vita creando Immagini e Strumenti Nuovi ma perdendo il contatto con il proprio Sé autentico: rifiutando ciò che si cela nella sua Ombra, ciò che Batman non reputa accettabile per sé, ha come effetto quello di negare anche le qualità positive intrinseche che fanno parte dell’Ombra.
Come scrive Jung : “Non c’è luce senza ombra e non c’è integrità psichica senza imperfezione“ (Psicologia e Alchimia).
Ma ciò che non può essere celato sotto il mantello del pipistrello è il potere che l’Ombra possiede, infatti essa può operare da sola senza la nostra piena consapevolezza: il nostro sé cosciente va in automatico mentre il nostro inconscio assume il controllo.
Come opera L’ombra in Batman ?
Si mente, sì, con la bocca, ma con il ghigno che si fa in quel momento si dice pur sempre la verità.
Batman e Joker due lati della stessa carta
Come opera L’Ombra in Batman?
Batman conosce i demoni della sua psiche ma non se ne riappropria come parti di sé, essi diventano i personaggi con i quali dialogare : è così che prende vita il suo Alter Ego attraverso il meccanismo della Proiezione.
L’Ombra personale di Batman si presenta proiettivamente in JOKER, portatore di più aspetti dell’ Ombra del Cavaliere.
Batman è inconsapevole di tale proiezione ma è cosciente di sentimenti di repulsione, fastidio, irritazione nei confronti Joker che sono anche le qualità ritenute dallo stesso non accettabili, pericolose e inespresse.
Tutto ciò che Batman cela e nega di sé, Joker lo esprime negando ogni limite.
Come ? Sia che si tratti dei fumetti sia delle versioni cinematografiche, il personaggio di Joker manifesta la sua follia in tutta la sua libertà espressiva mentre “balla e ride”.
Fin qui direte, nulla di speciale per un pagliaccio ! Vero! Ma è nel modo in cui balla e ride che si avverte tutta la sua follia.
Attraverso la sua danza diabolica egli smette di ubbidire a delle regole, il mondo dionisiaco entra in scena, il mondo che nega ogni limite e che conduce all’esaltazione e all’uscita da se stessi.
La dismisura con la quale balla e canta è rappresentativa solo di una parte del dionisiaco, quello dell’ebbrezza; è così che JOKER stravolge l’ordine prestabilito … tutto diventa improvvisamente caos. Lui è un’agente del caos.. E per Bacco se lo è!
Come un vero artista mette il sorriso sul faccino del malcapitato di turno lo fa con l’intento di ricordarci che “Nessuno esce vivo dalla vita”.
Ma Joker perde la bussola, è sadico e privo di empatica ed ecco che il dionisiaco da liberatore lo trasforma in tiranno, “colui che come un cane che insegue un automobile, la inseguirà di continuo, ma quando la prenderà non saprà cosa farsene”.
Joker però con la sua lucida follia ci permette di riflettere su alcuni temi importanti della vita che Batman avvolge sotto il mantello dell’aderenza acritica ai suoi valori.
Dimmi bambino...tu danzi mai col diavolo nel pallido plenilunio?
“Dimmi bambino…tu danzi mai col diavolo nel pallido plenilunio?”
E’ una frase che pronuncia Jack Nicholson (il Joker) in “Batman” di Tim Burton del 1989 prima di uccidere le sue vittime.
Per me il significato di questa domanda è :
“sei mai entrato in contatto con la parte più profonda del tuo IO?”
La follia di Joker ci mette in contatto con la caducità della vita umana e con la tesi che anche la vita delle persone più normali, può prendere una svolta drammatica.
Joker ci ricorda come nel cercare la nostra identità attraverso l’uso rigido di devorizzazioni che ci siamo costruiti (i “devo fare… devo essere”), finiamo per perdere il potere delle nostre azioni, di trattare la coscienza come un oggetto svuotato di significato e di attribuire il potere delle nostre azioni all’esterno chiedendo a qualcuno di dirci come stiamo o se stiamo agendo bene o male.
La mancata integrazione di sé, delle zone di Ombra e Luce, di ciò che è Conscio e ciò che rimane Inconscio, non permette a Batman di avere una comprensione obiettiva di sé e degli altri e quindi la possibilità di rapporti veri.
Dunque l’energia psichica che ci serve per conservare un pizzico di follia, e di colorare la nostra vita può soccombere di fronte lo spietato irrigidirsi di regole e strutture esterne che poco ci appartengono.
Riconoscere gli aspetti che stanno in Ombra però non significa in assoluto diventare più coscienti, ma riconoscere e accettare tali aspetti è un modo per diventare più consapevoli di noi stessi e di poter riscrivere alcuni aspetti del nostro Copione tenendo bene presente che il processo di Cambiamento è è un continuo divenire, un continuo processo di trasformazione.
«L’incontro con sé stessi è una delle esperienze più sgradevoli, alle quali si sfugge proiettando tutto ciò che è negativo sul mondo circostante. Chi è in condizione di vedere la propria Ombra e di sopportarne la conoscenza ha già assolto una piccola parte del compito.» (C.G. Jung, Gli archetipi dell’inconscio collettivo, 1934-1954).